giovedì 5 gennaio 2012

umanità ad orologeria

una serie di comportamenti registrati mentalmente, mi hanno indotto la seguente considerazione, invero non particolarmente originale:
"sono tutti pacifisti finché non sono loro ad avere le armi". O magari le hanno ma non hanno ancora bisogno di utilizzarle perché già hanno ciò che vogliono. E quindi giù di retorica...
Ciò si applica tanto ai rapporti fra stati -realpolitik- quanto ai rapporti fra le persone.
Quindi? quindi arte della cedevolezza, diplomazia, senz'altro. Ma intanto tienti pronto a ribattere colpo su colpo, che "chilli nun capiscono andro".
Del resto non è certo una scoperta che i rapporti politici sono anzitutto rapporti di forza, e la politica non è certo circoscritta a macro-fenomeni sociali.


Altro appunto:
-il sorriso delle donne mente, mente spudoratamente. Devi essere tremendamente sospettoso.

martedì 3 gennaio 2012

human paradox

Per qualche ragione, che intendo comprendere, sono del tutto a mio agio nel parlare dei miei fallimenti, mentre parlare dei miei successi mi mette a disagio.
Che questo aspetto nasconda, al contrario dell'apparenza, una grande immodestia?
I miei fallimenti non sono per me tali, perché mi appartengono in un modo più intenso e vero dei miei successi. Un fallimento può essere reinterpretato criticamente, perdendo ogni attributo negativo, con una massiccia dose di nichilismo. Lo stesso avviene con i successi, ma al contrario. In questo modo entrambi si sgonfiano di significato, rendendomi indifferente agli uni e agli altri. L'indifferenza del gatto.