giovedì 6 ottobre 2011

Thomas Crapper sempre nel mio cuore

Ogni tanto crepa qualche star, ed ecco, stavolta signora con la falce (detta dagli amici Cancro) si è portata via Steve Jobs. Premetto: non ho (avevo) nulla contro Jobs. Per quanto non me ne possa fregare di meno, posso dire che lo trovavo un soggetto interessante, più interessante di molti altri. E' forse anche per questo che trovo così degradante tutto il battage (non saprei chiamarlo altrimenti) che si sta facendo intorno al decesso del povero tizio miliardario. Appena crepa qualcuno di famoso - e Jobs lo era diventato parecchio- comincia la lagna patetica e non-sense di tutta una numerosa schiera di fan, sedicenti stimatori dell'ultim'ora, pendolari a corto di argomenti e qualche passante. Messaggi assurdi come "rimarrai per sempre nei nostri cuori" -dai, ma che roba è?-; "hai cambiato il mondo!", "r.i.p.", ecc. Stavolta se ne sono usciti su con l'espressione allucinante e davvero comica di "l'uomo che sussurrava al futuro", che non posso leggere senza scoppiare in una irrefrenabile risata isterica. Una soggetta in Tv assicurava che grazie all'Iphone , Jobs aveva cambiato la sua vita. Una dichiarazione che non ha bisogno di commenti: se ne deduce immediatamente che la tipa possiede la profondità di una salsiccia di pollo andata a male. Woooo, sì la comunicazione è più veloce, che bello, dai, che favola ragazzi, evviva il futuro! In questo momento non desidero affatto fare del sarcasmo su quelle persone che ritengono progresso l'introduzione di merci tecnologiche che creano dei bisogni -prima inesistenti- che loro stesse sono destinate a soddisfare, e che a dirla tutta hanno l'effetto ultimo di anestetizzare una condizione umana già ampiamente annichilita nel turbinio consumistico quotidiano. Ah-ah. Anf, anf. Volevo invece testimoniare la mia solidarietà a tutti quei poveri stronzi come Jobs che dovranno sopportare, in punto di morte, l'idea che la gente parlerà di loro e interpreterà -con tutta l'idiozia di cui è capace- la loro vita. Io lo troverei frustrante, da mal di pancia. Una truffa perpetrata nei miei confronti da parte della società degli spettacoli, che dopo aver asservito la mia vita, se ne appropria per degradarla ulteriormente, privandola di quel briciolo di autenticità che gli rimaneva nella sua intimità, nel suo non detto, nel suo vortice caotico.

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