domenica 27 novembre 2011

meccanica celebrale

Stanotte, tanto per cambiare, l'ho sognata. I miei sogni riflettono le mie ossessioni del momento: sogno lei, l'altra, il relatore. Da qui un principio di insonnia: nemmeno nel sonno riesco ad avere un qualche tipo di pace, di svago. Ormai non ricordo più a cosa pensavo prima di questi tre elementi. Perché, poi, i momenti di serenità o gioia non si traducono mai in ossessioni, ma svaniscono con un soffio non è dato saperlo. Che beffa. Come per Schopenhauer, sembra di stare in un perpetuo oscillare tra la noia e la sofferenza. Ma va bene così. Ogni tanto qualche cosa di bello non manca di farci visita.
Tornando al sogno, è chiaro che il mio corpo sta tentando di rigettarla, di chiudere il conto una volta per tutte: nel sogno era ingrassata, con i capelli tagliati cortissimi che le conferivano un aspetto trasandato e malato, quasi spaventoso. Quando il lato razionale non è riuscito ad allontanarci da ciò che ci è diventato deleterio, ci prova l'inconscio attraverso basilari istinti corporei. Talvolta ci riesce, persino; rilasciandoci un'impressione talmente forte da rimanerci incollata anche una volta svegli. Un po' aiuta, innegabilmente.
Questo fenomeno, che ho riscontrato più volte, da una parte mi intristisce: in un certo senso mostra quanto casuali, ingiustificati, incontrollabili siano le nostre emozioni e i nostri giudizi. Quanto sia vano crederli oggettivi, quanto sfuggano al nostro dominio. D'altra parte è rassicurante sapere che la nostra mente, volenti o nolenti, tenta di imboccare la strada della guarigione. Il buon sonno ristoratore.

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